Stefano Carnicelli

SCRITTORE

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Una scrittura onesta che non si compiace di virtuosi­smi o di ricercate finezze e che non lascia spazio ad artifici retorici o a funambolici passaggi spettacolari. Sul filo di una narrazione costantemente contenu­ta negli archetipi del classicismo espositivo, Stefano Carnicelli racconta la storia di Francesco e di suo padre Mario, attori del mondo, personaggi che vivo­no la quotidianità nel continuo procedere di sensa­zioni e stati d’animo comuni, che l’autore si compia­ce di rappresentare seguendo una linea melodica di grande discrezione, senza “far ‘ rumore”, seguendo i toni di un gradevole musicare che li rende uguali a noi, quasi amici. Fin dalle prime pagine del roman­zo , infatti, si è portati a condividere le esperienze ed il sentire dei protagonisti, colpiti dai comuni e costanti eventi della vita, non capaci di grandi eroismi o di grandi passioni, ma volutamente circoscritti in un alveo di normalità e di semplicità. Questo li rende degni di ogni solidarietà e di ogni sostegno da parte del lettore, che finisce per condividerne le sorti ed i continui mutamenti degli stati d’animo. La vicenda si snoda seguendo le tracce di un canovac­cio classico all’interno del quale la scomparsa della madre e quella successiva del padre rappresentano per Francesco momenti topici dell’esistenza, even­ti che ne segnano la personalità e che lo mettono davanti alla reale essenza del fato, che sembra di­stribuire favori e dolori senza regole e senza criteri ed in modo affatto casuale. Proprio questa impre­vedibilità, con l’insicurezza che essa genera, finisce per diventare in Francesco sprone ad andare avan­ti, per vivere ancora, ma senza rinnegare il passato cercare di dimenticarlo. Un altro luogo, un altro paese, una vita diversa. Continuando a scrivere la storia della sua esistenza egli ha l’opportunità di co­gliere l’altro aspetto della sorte, non sempre ostile. Stella entra a far parte del suo mondo di luci e di colori quasi all’improvviso, come un temporale esti­vo, e la sua presenza rende magicamente diverso ogni attimo della giornata, in un luogo che per sua natura è già incantevole: un Villaggio Vacanze nel quale egli trova lavoro e nel quale sembra che la sua vita subisca una modifica sostanziale. Come se si capovolgesse il cielo. Il romanzo si snoda attraverso una scenografia che passa agevolmente dalla nar­razione descrittiva all’analisi dei sentimenti e degli stati d’animo dei due giovani i quali dipingono il loro futuro costellandolo di sogni e di progetti il cui coro­namento, però, ancora per mano del destino, dovrà essere, almeno per un po’, differito nel tempo. Così un amore che ormai ha preso coscienza di sé e che è già diventato forte al punto di poter affrontare ogni ostacolo ed ogni avversità, deve tornare a vivere di speranza, proiettando nel futuro illusioni, desideri ed aspirazioni. Costretti a dover lasciare quel luo­go incantevole per tornare alla routine quotidiana e, in un certo senso, al passato, Francesco e Stella, se pure non possono ripercorrere a ritroso la loro fantastica storia e fermare il tempo nell’attimo che li ha visti felici, vanno tuttavia avanti per una strada che li porterà, alla fine del percorso, ad ascoltare insieme una sinfonia ultima e definitiva, una musica meravigliosa che realizzerà i loro sogni.Si scoprirà, in seguito, che anche Stella è resa forte da prece­denti e terribili esperienze di vita vissuta e che, non meno di Francesco, ha motivo di rivalsa di fronte agli eventi del passato. Un destino comune, quindi, avvicina i due personaggi inglobandoli in un’aura di semplicità e di simpatia che commuove chi legge e che lo esorta a parteggiare per la loro sorte, fino al raggiungimento della lieta fine. Tutto il romanzo di Carnicelli ha un andamento di regolare credibilità, cosa che rende giustizia anche al lettore più critico, non fosse altro che per il reale riferimento di ogni evento alla vita quotidiana ed alle sue imprevedibili sorti. Ognuno può sentirsi in animo il dolore di Fran­cesco per la perdita del padre, la gioia dell’incontro dei due amanti, la tristezza del successivo distacco, la felicità irrefrenabile delle nuove prospettive che apre il futuro, finalmente roseo, dopo tante negative esperienze. Ognuno comprende appieno il disagio, l’imbarazzo, l’umiliazione di Stella, affranta per l’e­pisodio che ne ha minato la psiche e la sensibilità lasciando segni indelebili sulla sua indole e sul suo temperamento. Questo aggancio alla realtà ed alla vita è l’elemento di forza della narrazione, condotta, come si diceva, sul filo di una scrittura elegante ma non ricercata, che bene si attaglia al tema stesso del novellare, schietto ed essenziale, mai artefatto.

Attratti dall’evolversi delle vicende, carezzati dalla dolce melodia di una musica di sottofondo, nella quale non è difficile cogliere lo spessore dei testi di Vecchioni e Fossati, che non a caso rappresentano il motivo conduttore cui fa riferimento Francesco per interpretare e risolvere i passaggi ostici della sua vita giovanile, si va avanti nella lettura del romanzo con avida curiosità, quasi col desiderio di entrare a far parte viva della storia per variarla a favore dei prota­gonisti.Ed alla fine si rimane con addosso un senso di pacata serenità, perché sembra di aver visitato davvero quel posto di favola che è il “Cielo Capo­volto” dal quale, a volte, possono diffondersi le note di una musica nuova e diversa: l’inatteso dono della mano destra del Suonatore…

Sergio Di Diodoro

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