Stefano Carnicelli

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Roberto Vecchioni e la geometria della felicità…

18/11/2019. Caro Prof. Roberto Vecchioni, hai di nuovo catturato gli studenti e il pubblico aquilano con la tua geometria della felicità. Ben introdotto da Federico Vittorini, Paolo Talanca (direzione artistica dell’evento) e la professoressa Valeria Merola, hai preso il largo del tuo mare per navigare negli angoli della vita e scovare, stanare la felicità. Vero, autentico, sei apparso a torso nudo per raccontare il mito di Prometeo: il titano vicino all’uomo. Bello, fiero, hai simulato la figura mitologica incatenata nuda sulla cima più alta e fredda del Caucaso mentre un’aquila, rapace, distruggeva e dilaniava il suo fegato, simbolo di forza e coraggio. Un rito ricorrente, come la tela di Penelope: squarciare di giorno, dal corpo inerme di prigioniero, ciò che la notte ricostituiva. Tutto ciò è audacia, felicità latente. E’ vero Prof.! La felicità non è un qualcosa di assoluto. Come tu insegni la felicità vive nella speranza, nel rialzarsi dopo le tristi storie, nel saper reagire alle miserie della vita. L’uomo è veramente felice quando ha la consapevolezza della vita ed è padrone della sua esistenza. E’ stato bellissimo quando hai affermato che il tuo vivere di felicità (sparsa ovunque nella vita) può essere scalfito solo laddove percepisci, nelle persone, l’incapacità di scovare la stessa felicità. La porti addosso come una pelle, come una febbre… uno stile di vita da insegnare, tramandare per farne tesoro. E poi arriva quel tuo tempo verticale che tutto contiene; attimi di esistenza condensati, a portata di mano, vivi e presenti, pronti ad alimentare la vita e la speranza. Hai sbugiardato il destino quando parlavi del tuo risorgere al cospetto delle malattie che hai subito. Ti sei commosso quando citavi Tuo padre che, in una Parigi di qualche anno fa, con orgoglio napoletano (e italico), conquistava l’apice di una felicità passeggera, ma da cogliere, con una decisione allegramente “scellerata”… acquistare tutte le ostriche di un ristorante per dimostrare di non essere un miserabile. Nelle tue parole, caro Roberto, ci sono sempre tanti insegnamenti perché il tuo colloquiare è totale e abbraccia l’intera esistenza umana… sin dalle origini. E chiudi l’incontro, in cui persino il tempo fisico si è fermato per dare campo al tuo intervento, con il mito di Edipo ormai pronto a incontrare la morte nel bosco di Colono. Non c’è paura in questi momenti, non c’è tristezza nel cuore di chi resta se, attraverso l’amore, si ha il coraggio di guardare oltre. E’ così che l’amore diventa infinito… come il tuo messaggio.

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