Stefano Carnicelli

SCRITTORE

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“Parole invisibili” a Castel di Sangro…

2/4/2024. Non potevo non esserci con le mie “Parole invisibili”; un giorno importante dedicato all’autismo. Ho portato la mia testimonianza narrata nel romanzo. A Castel di Sangro ho trovato il calore, la sensibilità, l’amore e la consapevolezza sull’autismo.

Ringrazio gli organizzatori, i relatori e tutte le persone presenti. Mi sono sentito davvero a casa. In teatro era palpabile l’attenzione dedicata all’evento, soprattutto durante la proiezione di “Bianca e il sole che non c’è”.

Ringrazio anche Cesira Donatelli e il Corriere Peligno per l’articolo sotto segnalato; magari sarò di parte, ma l’ho trovato di una bellezza straordinaria per i contenuti e la profondità dedicata al tema. Leggendolo, non ho potuto nascondere commozione e qualche lacrima…

Parole invisibili esigono attenzione per lo sguardo – Corriere Peligno

5/8/2023, Roberto Vecchioni a Peltuinum…

5/8/2023. Siamo a Peltuinum; quel posto “sospeso” tra i Comuni di Prata d’Ansidonia e San Pio delle Camere. Caro Prof., non ci credevi nemmeno Tu quando, dall’alto del palco, hai allungato lo sguardo per dire e vedere un Paradiso in terra. Si avvicina la sera e appari Tu, “Bello, come la mattina il sole”, energico e pimpante come non mai; a dispetto delle non dimostrate 80 primavere.

Non sbagli mai Prof… con le parole, la musica, la voce. È bello sentirTi, per capire, sognare, illuminarci di Te. Catturi tutti i presenti, venuti da ogni dove per vederTi e ascoltarTi. Ci parli dell’universo femminile, della forza e della straordinaria bellezza che appartiene alle donne. Lo fai attraverso le belle parole srotolate per scaldare i cuori in una fresca notte estiva.

Il freddo non conta. Lo fai con le Tue canzoni; soprattutto quel madrigale in cui ogni verso/canzone d’amore potrebbe appartenere alla donna amata. Non potevi fare dono più prezioso a Daria. Poi inventi e diventi; sei un simpatico/realistico Antonio Ranieri (con tanto di panama) per raccontare le magie poetiche di un Giacomo Leopardi, in una Napoli chiassosa e viva. Un amore per la Vita che non ha limiti, non ha confini.

E poi arrivano i sogni; i Tuoi, i nostri sogni… l’attesa di un tempo che attende aperto al bene e alla speranza. È questo, forse, il Tuo insegnamento più grande. Proprio come diceva Hikmet, che reciti commuovendo… la vera bellezza non può non appartenere al tempo che verrà. Con Te, quella squadra rodata che sostiene e accarezza, con infinita dolcezza, ogni Tuo gesto, ogni Tua parola/canzone. La bravura, discreta quasi nascosta, di Antonio Petruzzelli; la grande energia ritmica di Roberto Gualdi; l’immenso Lucio Fabbri con i suoi infiniti strumenti; il raffinato/insostituibile Massimo Germini.

Sono molti anni, caro Prof. che seguo i Tuoi concerti. Con Te non ho mai conosciuto la noia. Ogni volta c’è qualcosa di nuovo, di prezioso e porto via con me rinnovati messaggi che aprono la mente e toccano il cuore nella parte più intima e bella. Sempre grazie Prof…

Partita del Cuore o dei Polmoni 2023…

13/8/2023… “Venti e sto!”. In gergo tecnico saremmo ancora “Fuori Quota”, ma portiamo, addosso, il dolce peso degli anni e dei ricordi.

Lo percepiamo soprattutto nelle gambe, lo portiamo sulle spalle, sull’intero corpo che ancora una volta, indomito, torna a casa integro. E questo è un bene… indice di sano agonismo e lontani da colpi proibiti. Se ci fosse cattiveria, non sarebbe la nostra Partita. Il giorno dopo ci si alza sempre con qualche acciacco in più. Percepisci cigolii dalle articolazioni e c’è qualche scricchiolo nuovo.

Nessuno però ti toglie quel sorriso che vedi stampato sulla faccia di tutti i partecipanti, a cui va il ringraziamento più grande. Perché quando si varca la soglia del campo, è obbligatorio indossare il sorriso migliore e lasciarsi andare a strette di mani, abbracci, battute, sfottò e buon umore. Tutto scorre liscio, naturale senza alcuna forzatura. E’ un tempo atteso a cui dedichiamo rispetto e riguardo, come si fa con un gradito ospite d’onore.

Abbiamo fatto sentire il nostro calore alle famiglie di chi ci ha lasciato prematuramente… cuore e commozione, schierati in campo con i colori della nuove maglie.

La partita? Anche quest’anno, la nutrita partecipazione ha richiesto la formula del triangolare. Per il secondo anno consecutivo vincono gli “Sbotici”, bravi nel far valere una migliore condizione fisica rispetto alle “Vecchie Glorie”, ormai un po’ “datate”, e alle “Vecchie Seghe”, comunque pimpanti e ben messe in campo.

Anche a cena abbiamo avuto una grande partecipazione, a riprova dell’importanza che viene dedicata alla nostra partita. Il mattino dopo percepisci quella piacevole sensazione di aver vissuto nuovamente momenti belli. Per dirla con le parole di Pino Daniele, c’è “Alleria”… quella leggera brezza che arriva al cuore mentre insegui i ricordi. Una sorta di malinconica allegria che ci proietta verso il futuro. Perché la nostra partita non si ferma qui…

Daniela Tagliafico a L’Aquila con il suo “Re Giorgio”…

21/10/2023. Intensa giornata aquilana per la nota giornalista RAI Daniela Tagliafico, già direttrice di RAI Quirinale. Nella tarda mattinata, un passaggio a scuola. Di fronte a circa 150 studenti del liceo Cotugno, Daniela ha parlato dell’Istituzione Presidente della Repubblica, del palazzo del Quirinale, del messaggio di fine anno e di tante altre cose.

Il tempo dedicato all’incontro è volato davanti a una platea attenta e sensibile. Alcuni ragazzi hanno poi intrattenuto l’autrice sull’attualità del messaggio, sulla comunicazione che dovrebbe essere indirizzata anche ai giovani (il tema dei “Giovani” era molto caro al presidente Napolitano).

Nel pomeriggio l’incontro in libreria. In collegamento da Torino, era presente anche Maria Alberti (presidente della nostra Associazione “Il Cielo Capovolto”). Con lei abbiamo ricordato Fiorentino Izzo, recentemente scomparso. Era il nostro segretario; figura garbata, sensibile e sempre disponibile. Ci mancherà…

Dialogando con Daniela Tagliafico è emersa la figura “dell’Uomo” Giorgio Napolitano, oltre il ruolo politico e istituzionale. Uomo rigoroso, attento e di raffinata cultura; amante della musica, del cinema e dell’arte. Un presidente espressione dell’unità popolare, nel rispetto della costituzione.

Aveva a cuore la moralità della politica, la sana contrapposizione (dialogo costruttivo) tra le forze politiche, il sogno di un’Europa unita, il futuro dei giovani. Sono questi i messaggi che ci lascia Daniela Tagliafico parlando del presidente Napolitano, grazie a una profonda conoscenza diretta e a una rara sensibilità politica e istituzionale acquisita in tanti anni di intensa attività giornalistica.

Un grazie di cuore all’autrice per averci dedicato una bella giornata di storia e cultura. Un grazie agli amici di sempre (Fabio Iuliano e Adriano Sabatini per la partecipazione attiva), al pubblico presente, ai soci della nostra associazione, a Roberto Maccarrone e allo staff della sua libreria.

27/5/2023. Premiazione 5° edizione “Diversamente Uguali” a Torino…

27/5/2023. Il mio diario racconta che è stato faticoso, al rientro da Lanciano, dormire qualche ora prima di partire per Torino. In ogni modo ne è valsa veramente la pena… per bellezza, carico emotivo, incontri.

Ancora un gran bell’evento torinese di premiazione della 5° edizione del Concorso Nazionale “Diversamente Uguali”, organizzato dall’Associazione Culturale “Il Cielo Capovolto”. Non potevo non esserci in quella Torino che sento sempre più vicina.

Da membro di giuria ho avuto modo di apprezzare circa 110 elaborati. E’ sempre un arricchimento (umano e morale) entrare nelle fantasie, nelle storie e nei personaggi descritti dai bambini, ragazzi e adulti. Poesie, racconti, disegni, foto… tutto molto bello, in quella che è coscienza, consapevolezza della “Bella Diversità”.

Ricorrente quell’approccio al bene che fa ben sperare sull’Uomo inteso come elemento centrale di un universo (un po’ come avveniva durante l’Umanesimo). Tanti premi, note critiche, spettacolo, graditi ospiti. Claudio Gazzera con la sua musica e tanto altro, Elisa Rolfo con le sue storie, Davide Rossi con la sua scrittura, Chiara Ziganto con i suoi quadri, Marzia Ciliberto con quel meraviglioso dipinto ora protagonista della copertina della nuova antologia.

E poi loro… gli autori: bambini, ragazzi e chi si è cimentato con lavori degni di nota e attenzioni; a tutti loro i miei complimenti. Quando ci si mette in discussione per dire qualcosa d’importante, si è sempre vincenti. Solo una piccola pausa e siamo pronti per replicare a L’Aquila l’evento di premiazione.

Ci vediamo sabato 3 giugno presso la casa del Volontariato- Zona Aquilone L’Aquila. Sempre più vivo e intenso quel legame che unisce L’Aquila a Torino. E quel legame si chiama “Il Cielo Capovolto”…

11/5/2023… Luca Bianchini a L’Aquila con il romanzo “Le mogli hanno sempre ragione”…

11/5/2023. Cosa dire? L’incontro con Luca Bianchini è stato un tocco di bellezza e simpatia che raramente abbiamo vissuto nei nostri eventi in libreria. Se dovessi caratterizzare Luca parlerei di simpatia, sottile ironia, sorriso, allegria.

Luca è brillante, vulcanico, impetuoso. Sa tenere la sala, la stimola, la coinvolge senza abbassare mai la guardia; un approccio, un incedere ricco di aneddoti, storie, scrittura, cinema e tanto altro.

Avremmo voluto mai finisse… E invece il tempo è volato via in un pomeriggio che il pubblico presente non potrà dimenticare. Ulteriori spunti di simpatia sono emersi anche con l’improvvisato karaoke di Fabio Iuliano, con la speciale, casuale presenza del bravissimo Simone Cocciglia.

E poi Daniela Rosone per parlare di Cinema e Adriano Sabatini per dare vita ai bei testi dell’autore. Tutto perfetto, con un pubblico numeroso che ha ben apprezzato l’incontro.

Con Luca abbiamo avuto anche modo di visitare la nostra città. Ne ha visto ferite e bellezze. Sono convinto che ci saranno futuri incontri che lo vedranno ancora protagonista nei nostri eventi.

Un grazie di cuore a Luca per la sua disponibilità, al pubblico sempre attento e partecipativo, ai miei compagni di viaggio (Fabio Iuliano, Daniela Rosone, Adriano Sabatini). Sempre noi… Associazione “Il Cielo Capovolto” e Libreria Maccarrone. Alla prossima…

26/5/2023… A Lanciano, Premio “Scribo”, finalista con “Mind the gap”…

26 maggio 2023. Il mio diario racconta che è stato un fine settimana intenso e ricco di emozioni. E’ iniziato venerdì 26, nel tardo pomeriggio… di corsa a Lanciano per ricevere un Premio nell’ambito della 4° edizione del Concorso Internazionale “Scribo” per racconti inediti.

Ero presente con il mio racconto “Mind the gap”, tratto da una storia vera. E’ stato un onore essere tra i finalisti di questo evento molto ben organizzato da Nicoletta e Giuseppina Fazio.

Con grande piacere ho rivisto, dopo tanto tempo, gli amici Sergio Di Diodoro e Luciana Vasile.

E poi Remo Rapino, lancianese e già ospite a L’Aquila, in passato, con quel grande capolavoro di “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” (premio Campiello 2020).

Insomma… uno di quegli eventi culturali che fanno bene al cuore…

24/11/21 Franco Narducci e Angelo De Nicola “duettano” su Dante…

E’ stato un bel “duettare” tra storia e parole nella splendida location dell’Auditorium del Parco. Con Franco Narducci abbiamo scoperto un Dante che narra il suo Inferno nel nostro dialetto. Come dice Angelo, Franco è padre di “un lavoro ciclopico”… l’amore per il dialetto, lingua madre viva e non lingua della memoria.

Angelo De Nicola, sulla scia delle letture di una brillante Sabrina Giangrande, ci ha trascinato nella storia aquilana. Un Dante nel suo “Io c’ero”, in quel lontano 1294 che vede il nostro Pietro da Morrone diventare Papa, Celestino V, proprio a L’Aquila. Al di là del famoso verso dantesco, Celestino V è Uomo che diviene gigante… innovativo e attualissimo, lascia un messaggio di pace e perdono senza precedenti. Non è un caso che la nostra Perdonanza sia diventata Patrimonio Immateriale dell’UNESCO.

E poi gli interventi profondi e garbati di Francesca Pompa e Massimo Pasqualone, l’immancabile Roberto Maccarrone (sempre pronto e disponibile nell’organizzazione dei nostri eventi) e la sua libreria. Non poteva non esserci la mia/nostra Associazione “Il Cielo Capovolto” e Maria Alberti che, seppur a distanza, dalla sua Torino, ha curato il progetto grafico della bellissima locandina. Moderare un evento di questo spessore artistico e culturale è stato un privilegio che mi ha senza dubbio arricchito. Analoghe considerazioni le ho raccolte tra il pubblico presente (che ringrazio anche a nome di tutti i protagonisti) alla fine dell’evento. Evidentemente, ancora una volta, qualcosa di buono è stato fatto per la nostra città… Al prossimo incontro…

P.S. Un grazie a Daniela Manelli Trionfi per le belle foto…

25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne…

Per questa giornata così importante e sentita, ho “rispolverato” un mio scritto. “Carta di giornale” racconta, attraverso la fantasia, la storia di Paola… spesso, purtroppo, anche dura realtà. Questo racconto fu premiato al premio Seneca 2019.

Carta di giornale

“Hai la maglia a collo alto … è caldo?”.

“Ho mal di gola, mamma … passerà presto”.

La maglia nera aveva il compito di nascondere i segni e non quello di tutelare una gola malandata.

Si era sposata giovanissima perché appariva giusto farlo e non perché ne fosse realmente convinta.

“E’ un bravo ragazzo”, le dicevano. “Un grande lavoratore”. Così aveva varcato la soglia della Chiesa di San Giuseppe, al braccio di un padre, al tempo sorridente, che era andato via troppo presto.

“Se ci fosse ancora lui, avrebbe capito”, pensava Paola. Il suo papà l’avrebbe salvata. Ora non era più quel tempo. Non si poteva tornare indietro. Il destino continuava a incasellare tessere in un mosaico irreversibile e senza ritorno.

Cosa avrebbe potuto dire alla madre? Da vedova, sempre con il nero addosso, sentiva sulle anziane e curve spalle il peso della morte.

“Ritieniti felice se tuo marito è ancora al tuo fianco!”, avrebbe risposto a qualsiasi tipo di preghiera o richiesta d’aiuto. Ne era certa: sua madre non poteva capire …

Paola non aveva altre persone su cui contare. L’affrettato matrimonio, la vita di moglie-casalinga, l’avevano isolata dal mondo. Ora si sentiva scaraventata in un tunnel buio, una sorta di condotto scomodo e maleodorante, in salita; da percorrere con i passi incerti della paura, che non ammetteva altra direzione al di fuori di quella imposta. E in questo terribile tunnel, non esisteva né il passo del ritorno, né la speranza di una luce finale.

Sentiva addosso una tristezza infinita. La percepiva in modo così netto e deciso, da sembrare una pelle fatta di catrame pronta a chiudere i pori della vita e della felicità. Nelle sue giornate, si dedicava solo il piacere della lettura del giornale. Tra quelle pagine senza tempo e senza spazio, provava a sognare sogni improbabili.

Il giorno delle nozze, Pietro aveva colto la sua purezza senza rispetto. Con la brusca fretta di un atto solo fisico, aveva sfogato la rabbia sessuale del maschio. Di quella sera, Paola non ricordava sorrisi, dolci parole, carezze o baci. Forse era stato quasi un bene non aver ricevuto una bocca che aveva il sapore del tabacco e degli eccessi dell’alcol. Un gesto meccanico, quasi brutale, che le aveva regalato dolore e fastidio prima di veder ricadere, al suo fianco, un corpo ormai pago e orgoglioso dell’atto.

Paola era restata immobile, respirando piano, senza farsi sentire, al ritmo di un rumoroso russare. Con lei, il dolore alla pancia e una verginità rubata ai sogni di ragazza che cercava l’amore. Le restava la macchia di sangue sul lenzuolo immacolato … la prova che rendeva fiero l’uomo sulle ferite che le si aprivano dentro.

Nel corso degli anni, quel maledetto atto meccanico si ripeteva con la puntualità di una luna che torna ogni sera a scandire la fine del giorno. Sentiva la mano greve insinuarsi ferocemente e senza rispetto tra le sue cosce. Non esisteva la dolcezza di un gesto delicato, né la bellezza di una parola d’amore sussurrata tra gli abbracci. Non esisteva il rifiuto … non poteva essere. La sera in cui Paola aveva provato a respingere, gentilmente, l’ennesimo assalto, ebbe, come risposta, uno schiaffo secco e deciso. Aveva le sue cose; per questo aveva chiesto un momento di riposo. Il rifiuto, invece, aveva alimentato ulteriormente la forza del maschio ormai sconvolto dalla rabbia e dai fumi dell’alcol. Affondò il colpo e la prese con brutalità dando sfogo ai peggiori istinti animali. Paola, sconvolta, tra lacrime silenziose, i pugni chiusi fino a conficcare le unghie nei palmi delle mani, sopportava pregando che tutto finisse al più presto. A lei restava un dolore fisico e morale, vissuto nella veglia che la portava verso un nuovo terribile giorno. Non era vita la sua vita.

Pietro voleva un erede, un figlio maschio; un’eventuale gravidanza al femminile non era contemplata. Nemmeno il conforto della confessione riusciva più a darle il sollievo dell’anima. In verità, approcciava l’intimità del sacramento omettendo particolari importanti … non menzionava mai le violenze subite tra le mura domestiche.

“Come va il matrimonio, Paola … ho visto il tuo viso carico di tristezza”.

“Così … vorremmo tanto avere un figlio che ci viene negato”.

“Ci vuole pazienza, mia cara. Dio non nega la gioia e il tempo ripaga”.

“Lo so … ma mio marito è tanto nervoso per questo …”. Più volte, nonostante la vergogna, aveva cercato d’imboccare la strada della verità che l’anziano parroco, forse, volutamente ignorava.

“Sii comprensiva con lui. È un brav’uomo. Vedrai che tutto si sistema”.

Di fronte a tanta miopia, si mordeva la lingua. Avrebbe voluto strillare in Chiesa, urlare al mondo intero tutta la sua rabbia sepolta sotto il peso insostenibile di tanta sofferenza. Il “non amore”, l’indifferenza, l’assenza di dolcezza, le umiliazioni del corpo e dell’anima, le percosse, gli scatti d’ira subiti, il puzzo dell’alcol, le carezze e i baci mai dati … si sarebbe finalmente liberata. E invece, incassava il prezzo della colpa. Tra i banchi, recitava, in ginocchio, inutili preghiere per ripulire un’anima già pura e duramente offesa.

Un giorno decise di prendere il coraggio a due mani. Molte coppie della loro età avevano già uno o due figli. Anche quella sera era stata presa in modo brutale.

“E’ tanto che proviamo e questo figlio non arriva. Forse ci sono problemi. Magari dovremmo consultare uno specialista”. Fu il silenzio … quello terribile che annuncia la tempesta.

La risposta fu violenta e immotivata …

“Sei una gran puttana! Ti scopo ogni sera e non resti incinta? La colpa è solo tua. Cosa pensi mentre ti sto sopra?”. Pietro era fuori di sé …

Schiaffi, pugni, offese si alternavano, con ferocia, sul corpo di Paola. Per ripararsi scelse la posizione fetale. Mai come allora avrebbe voluto ricacciarsi nel liquido amniotico per proteggersi dai traumi che subiva da anni … conoscendo il suo attuale destino, avrebbe scelto una vita da feto senza mai uscire dal grembo materno.

Questa volta i segni erano troppo evidenti. Nessuna maglia avrebbe mai coperto gli orrori dei colpi. Per non parlare delle offese morali che erano ben più dolorose dei lividi e delle tumefazioni sparsi, ovunque, sul suo giovane corpo. Con la scusa di un’infezione, evitò contatti con l’esterno. Visse in totale isolamento il tempo necessario per curare il suo corpo, per consentire, almeno al viso, di riacquistare un colore roseo contro un cattivo violaceo. Furono giorni quasi di quiete. Suo marito, addirittura, non era rientrato alcune notti … senza dare alcuna spiegazione, ammesso che lei le avesse cercate.

Era domenica. Pensò che sarebbe stato inutile andare in Chiesa. Per pranzo, aveva cucinato un’amatriciana. Non era uscita e al posto del guanciale, come aveva fatto altre volte, aveva usato la pancetta. Pietro era rientrato alle due e mezzo. Puzzava di vino; era alticcio. Paola lo aveva aspettato. Stava riscaldando la pasta sotto gli occhi carichi d’ira del marito.

Con fare furibondo si avventò sulla pentola. Si scottò la mano ma ebbe comunque la forza di scaraventare intorno gli spaghetti. Il sugo scolava ovunque, colorando il bianco delle pareti.

“Sei una stronza. Come puoi preparare l’amatriciana con la pancetta?”.

Questa volta Paola ebbe almeno la forza di parlare … urlava.

“E basta! Smettila … sei ubriaco. Quante volte hai mangiato la stessa pasta senza fare scenate?”. Si sentiva forte, ora. Finalmente, era riuscita a gridare. Aveva la testa alta e, con sguardo fiero, penetrava gli occhi del marito.

Come poteva essere? Una ribellione? Un’alzata di testa? Come un pazzo, senza controllo, si gettò sul collo di Paola e iniziò a stringere.

“Come ti permetti puttana!”.

Paola non riusciva a parlare. Sentiva l’abbandono delle forze sotto la stretta feroce delle mani che stringevano sempre di più. Faceva fatica a respirare mentre gli occhi erano pronti per saltare dalle orbite. Quando ogni segno di vita sembrava smarrito, chiuse gli occhi e lasciò che il suo corpo, ormai sfinito, cadesse a terra come un sacco vuoto. Fu in quel momento che Pietro mollò la morsa per fuggire via … come un codardo.

Paola era di nuovo a terra, in posizione fetale. Si rese conto di essere ancora viva dai colpi di tosse che scossero il suo corpo. Respirava in modo famelico braccando l’aria. La faccia sul pavimento sfiorava ciò che restava del suo piatto. Gli spaghetti avevano un ottimo odore. Piangendo, li assaggiò dal pavimento … erano buonissimi. Masticò con calma e sentì montare una risata isterica.

Passò circa un’ora. Ripulì per bene la cucina. Si sentiva forte. Quante volte aveva letto sui giornali storie di violenza … e di rinascita. Mentre sistemava l’affilato coltello utilizzato per tagliare la pancetta, strinse con decisione il manico. Poi lo osservò e lo fece girare per capirne la pericolosità.

Sarebbe andata a salutare la madre. Erano giorni che non la vedeva. Poi avrebbe atteso il rientro di Pietro … comunque sarebbe andata, pensò: “domani, sarò carta di giornale” …

“La Vita vince sempre”… (Premio Seneca 2021)

Cristina aveva 36 anni e amava la vita. Si dice che un’esistenza piena sia ben altra cosa rispetto a una vita trascinata pigramente. Energia, allegria e sorrisi erano gli ingredienti del suo vivere.

Sin da giovanissima, finita la scuola, cercava lavori lampo per “fare cassa”. I soldi guadagnati li investiva in biglietti aerei. Un anno Londra, poi Dublino, Parigi, New York e altre mete. Imparò l’inglese e il francese e, soprattutto, conobbe il mondo.

Nei tempi regolari completò gli studi. Decise di non fare l’università. Preferì entrare subito nel mondo del lavoro. Seguì dei corsi che riguardavano il marketing e la pubblicità. Infine, entrò in un’avviata agenzia di promozione e pubblicità. Riusciva a mixare grafica, fotografia, messaggi. Le campagne alle quali partecipava colpivano.

Conobbe Toni. Fu un incontro casuale; alla prima di una mostra, dove Cristina aveva collaborato alla predisposizione della sala. Si trattava di un giovane sfigato pittore portoghese, aspirante suicida. La bellezza degli allestimenti stava nell’aver creato un grande contrasto tra la luminosità degli stessi e la tenebrosità delle opere esposte. All’inizio era apparsa provocatoria. Fu quasi sconfessata. Tenne duro e non retrocesse. L’idea del forte contrasto fu apprezzata. Piacque a tutti; soprattutto al pittore. Favorì anche la scelta del titolo della mostra… “La Vita vince sempre”. L’artista era ossessionato dai paesaggi urbani. Nei quadri proponeva tonalità scure, pennellate dense tendenti al nero. Erano ricchi di edifici post industriali, case abbandonate, incroci di strade. Spesso inseriva persone, gettate qua e là, abbandonate. Il messaggio era chiaro: luoghi senza tempo, atmosfere cupe e sospese, silenzio, vuoto e vertigini. Palese la solitudine umana, il distacco… quasi un rinunciare alla vita.

Cristina ebbe la grande idea di andare controcorrente. La luce e l’idea della vita avrebbero esaltato quelle opere così belle ma cupe. Dopo essersi calato in quelle tetre tonalità, il visitatore sarebbe tornato alla luce respirando, nuovamente, la vita. Un gradito ritorno prima di immergersi nuovamente in quei paesaggi lugubri.

Vinse lei. Ebbe ragione. La sua idea suscitò un grande interesse intorno alla mostra. Chi ebbe la fortuna di visitare la galleria, visse questo incredibile viaggio sospeso tra inferno e paradiso.

Anche Toni percepì questo percorso emotivo. Fu Cristina a guidarlo. Stabilirono subito un bel rapporto. Toni era un agente di commercio. Amava l’arte. Terminò la visita con un caffè che volle offrire alla sua guida. Prima dei saluti, si scambiarono i numeri di telefono. Toni era più giovane di 12 anni. L’età non contava…

Si frequentarono con la gioia degli adolescenti. Scoprirono di avere tante cose in comune. Il bacio cercato arrivò. Ebbe il sapore della prima volta; restarono in silenzio, viso contro viso, mani nelle mani, per non interrompere la loro favola. Si donarono emozioni nuove. Trovarono l’amore. Dopo qualche settimana Cristina portò le sue cose a casa di Toni. Aveva fatto posto nell’armadio e c’erano dei cassetti vuoti. Fu un tempo bello. Erano felici dentro.

Tra di loro non mancavano mai gli sguardi, i sorrisi e il dialogo. Cristina desiderava essere madre. Si sentiva pronta. Ne parlò con Toni. Si riteneva ancora piccolo; aveva solo 23 anni. Qualche legittimo dubbio affiorò tra i suoi pensieri. Pensò ai sentimenti che nutriva per Cristina. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Il tempo di un dolce sorriso e le sue braccia si aprirono per accoglierla. La ritenne la proposta più bella mai ricevuta.

Vissero un tempo di grande trasporto emotivo. Cercavano il più possibile di stare insieme. Avevano il disperato bisogno di programmare e attendere il futuro. Seppero che era una bambina. L’avrebbero chiamata Nicole.

Cristina era al quarto mese di gravidanza…

Mamma mia che botta! Ho accusato un fortissimo mal di testa. Poi dolore al collo, nausea e svenimento. Sono caduta in cucina. Il caffè. Non mi muovo. Sarò morta? Le mie parole  non ci sono più. Solo pensieri. Intorno è buio. Il nero è il colore della morte. Il buio è morte. La luce è vita. Non ho paura di morire.

Che scema. Sono una pazza. C’è Nicole dentro di me. Non posso abbandonarla. NICOLE… Urlo ma è un grido strozzato, interno. Mi sente. La sento. Si muove. E’ viva. Non posso morire. Non voglio morire. Devo pensare alla mia bambina. Il pavimento è freddo. Mi arriva attraverso il pigiama. Non mollare Nicole. Ci sono io. Toni non urlare. Non riesco a muovermi. Ho perso la voce.

Che destino assurdo. La morte mi ha portato l’amore. Ricordi Toni? La mostra dello sfigato pittore lugubre? La morte è tornata. E’ cattiva. Mi ha fatto scoppiare qualcosa in testa. Il buio. Mi vuole. Mi ha dato e ora mi toglie. E Nicole? Non toccarla brutta strega. Ti ammazzo se ti azzardi. Sono fuori. Potrò mai uccidere la morte? La morte è morta, punto!

Cosa fate? Dove mi portate? Piano, vi prego. C’è Nicole. Meno male che c’è Toni. Lui non sta come me. Può parlare. Strilla. Ha gridato ai medici che sono incinta. La barella. Mi portano via di corsa. La sirena urla. Toni mi tiene la mano. Me la bagna. Sta piangendo. Mi hanno attaccato dei macchinari. Ho una maschera sul viso. Mi concentro su Nicole. Cerco i suoi segni vitali… Scalcia. Bene.

Sono in ospedale. Fasi concitate. Può una morta dare alla luce una bambina? Sembra impossibile. Non importa cosa sarà di me. Vi prego. Salvate Nicole. Letto, monitor, respiratore, fili e flebo. Vogliono alimentarmi così alimento Nicole. Le flebo servono a questo. Sono ferma. Immobile. Il tempo non esiste più. L’ho smarrito.

Toni c’è quasi sempre. Forse non sta lavorando. Mi accarezza, mi coccola. Mi parla e racconta storie. Le nostre. Ride. Piange. Soffre. Penso che non dovrebbe soffrire. TONI… grido ma niente. Non può sentirmi. Mi tiene la mano. Mi dice di non lasciarlo. Non accadrà. Ci sarò sempre. Comunque vada. Piuttosto… pensa a Nicole. Farò del tutto per darti la nostra bellissima bambina.

Mi vogliono bene. Mi lavano. Le sento parlare. Sono bella, a loro dire. Mi pettinano. Sono ordinata. Qualche spruzzo di profumo. Continuo il mio sonno profondo. Penso sempre a Nicole. Per fortuna si muove. E’ una monella, vispa. Tutta la madre.

Il gran giorno. C’è un prete con Toni. Cosa vorrà? Non facciamo scherzi. Devo pensare ancora a Nicole. Mandalo via Toni! Non voglio l’estrema unzione. Toni mi bacia. Gli anelli. Mi sposa. Il suo si. Il mio? Il mio è sempre. Non ci unisce un anello; è l’amore che ci lega. Sono commossa. Vorrei piangere. NICOLE… si è mossa. Scusami piccola, volevo dirti che tuo padre è un uomo meraviglioso.

Sono sfinita. Reggo per Nicole. Sono colpevole. Lei deve sapere. NICOLE… scalcia. Amore perdona la mia futura assenza. Non fuggo. Mi vogliono ma non avranno te. Non sarai trascinata nel buio. Ti darò alla luce ma non potrò tenerti la mano. Ha voluto così. Mi chiedi, chi? Lei, la morte. Siamo fatti per vivere e non per morire. E’ questo il miracolo, Nicole. Tu rinasci dalla morte. Non sarai sola. C’è Toni. Io e lui in una sola persona. Lo abbraccerai ed io sarò con voi. Un abbraccio a tre. Sempre…

Sono ancora più stanca. Percepisco i medici intorno a me. Stento a capire. I monitor. Valori alterati. Il letto si muove. Corre. Emergenza. Sala operatoria. Nicole non aver paura. Ci siamo. Mamma è con te. Lo sarà sempre. Voci concitate. Tutti intorno a me. Il taglio. Parto cesareo. Sopra le voci arriva il tuo vagito. Ben arrivata amore mio. Missione compiuta. Perdonami ancora Nicole. Toni ora sta a te. Perdonami anche tu. Vi amo. Devo andare. Una lacrima. Addio mondo. BEEP…

Il 24 marzo 2006 Cristina fu ricoverata d’urgenza all’ospedale Niguarda di Milano per un aneurisma cerebrale. Era incinta. Non furono date speranza. I medici avrebbero tentato l’impossibile: mantenere le funzioni vitali della madre per tenere in vita la bambina. Così l’avrebbero portata fino al parto. Il corpo di Cristina doveva funzionare come un incubatore.

Il 10 giugno, 78 giorni dopo il ricovero, le condizioni di Cristina peggiorarono. Un calo pressorio. Era giunto il momento. Dovevano farla nascere. Toni corse in ospedale. La vide. Ebbe paura. Era grande come una mano e pesava appena 713 grammi. Un miracolo. Nicole era viva! Non sapeva ancora se ce l’avrebbe fatta. Staccarono le macchine. Cristina lasciò la sala parto per l’obitorio. Gli organi furono donati per generare altra vita. Altri miracoli.

Il 25 agosto Cristina Nicole, questo il suo nome, è stata dimessa. Stava bene. Nel terribile dramma vissuto, Toni si sentiva fortunato per aver avuto la gioia della loro bambina. La tenacia, la forza e l’amore di Cristina sono stati gli elementi che hanno dato alla luce Nicole.

Toni avrà tempo per raccontarle la loro storia, anche se, in qualche modo, già la conosce. Ogni mattina, appena si sveglia, la bambina bacia la foto di Cristina che ha sul comodino. Il loro è un legame che viene da lontano; è così forte da sbugiardare persino la morte. Percepisce la presenza della mamma; le sembrerà di conoscerla, da sempre, come se fosse lì accanto a lei…

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